Cosa vuol dire vivere con un cane che ha una disabilità, anche se minima? La nostra adottante Federica ci racconta la sua esperienza.
“Era il settembre del 2018 e da anni stavo valutando l’adozione un cane.
Volevo che fosse salvato da una brutta situazione, volevo togliere una goccia dal mare della sofferenza degli animali. Per quanto piccola sarebbe stata quella goccia rispetto a tutto il mare essa avrebbe significato un’anima in meno abbandonata a se stessa senza amore e senza cure.
La mia vita si svolge fra Milano e la montagna, temevo che un gatto avrebbe patito i miei continui spostamenti, per me ci voleva un cane e così ho iniziato a seguire Cuore Husky Rescue su Facebook
in quanto un husky sarebbe sicuramente stato ben attrezzato per combattere il clima freddo. E poi è una razza che mi ha sempre affascinato. Non mi decidevo, non era mai il momento giusto, quando un giorno lessi un post che parlava dell’imminente arrivo di alcuni cani salvati da un canile bulgaro.
Tutti avevano una famiglia pronta ad occuparsene e oltre a loro c’era Liza, un mix husky
di taglia medio piccola che aveva subito l’amputazione di una delle zampe anteriori. Liza
avrebbe trovato posto nella staffetta ma che non aveva nè stallo nè adozione.
Compilai immediatamente il questionario per lo stallo. 15kg, tripode, non avevo dubbi che sarei stata in grado di gestirla.
Venne da me una volontaria, Anna, per il preaffido, all’epoca abitava con me il mio migliore amico, Dario, con la sua Aki, una femmina di akita di circa un anno.
E così Liza partì verso la sua salvezza e arrivò a Verona dove la andai a prendere.
Quando arrivai c’erano anche gli altri cani salvati dalla Bulgaria che mi fecero le feste,
Liza arrivò e fece una scenata di gelosia e quello è stato il momento in cui capii
che era proprio il cane per me: immotivatamente gelosa, desiderosa di attenzioni e
super sensibile. Non ho mai avuto un carattere forte, sono molto sensibile e quel
momento mi fece capire che io e lei saremmo state una coppia perfetta!
Avevo molti interrogativi sulla sua disabilità, anche negli aspetti più pedestri della cosa:
e se il suo moncherino mi avesse fatto schifo? Mentre guidavo per tornare a casa con Liza nel bagagliaio a un certo punto mi sentii accarezzare il braccio da una cosa morbida: Liza aveva raggiunto il sedile posteriore e mi aveva posato il moncherino sul braccio guardandomi come se mi stesse dicendo: “quindi siamo amiche?”, mi dovetti fermare a piangere dalla commozione!
Una volta arrivata a casa c’era la dolce Anna che ci aspettava per aiutarci a far conoscere Liza e Aki nel modo più appropriato. All’inizio Aki non accettava la nuova sorellina, ma fortunatamente il carattere sottomesso di Liza, la grande educazione di Aki e una bella seduta con l’educatrice fecero sì che tutto andasse per il meglio e le due divennero pian piano inseparabili.
In seguito conobbi per intero la storia di Liza: era di un uomo alcolizzato che la usava per chiedere l’elemosina e la teneva libera. Un giorno lei finì in una vigna in cui erano state piazzate delle tagliole per tassi e altri animali (non mi soffermo su quanto trovi questa pratica semplicemente abominevole) e lì una tagliola le intrappolò la zampa. Quando il contadino la liberò, Liza tornò dal suo “papà”, ma questi la buttò nella spazzatura.
Come un oggetto rotto.
In seguito una persona sentì i suoi guaiti, guardò nella spazzatura e… non era sola.
Aveva dato alla luce due cuccioli (all’epoca aveva meno di un anno!), uno solo era sopravvissuto e trovò casa presso la famiglia della persona che li trovò, mentre Liza finì al canile dove poi subì l’amputazione della zampa, venne sterilizzata e in seguito notata da Cuore Husky Rescue.
Quando arrivò da me aveva ancora le mammelle gonfie per la gravidanza.
Quindi la mia Liza, la sensibilona, la gelosona, la paurosa, in realtà era una survivor con una forza pazzesca perchè, nonostante tutte queste esperienze terribili, ancora si fida delle persone e non poco!
Fa le feste a tutti e ha un carattere super docile. Mai un danno in casa, mai nessun
vicino si è lamentato per pianti o abbai, ogni volta che l’ho dovuta lasciare con la
dog sitter si è comportata benissimo e ha sempre accettato i cani che sono poi entrati
nella mia vita in stallo o adozione (è il caso del mio dolce Storm, di cui vi racconterò più avanti).
Nel giro di breve ufficializzai la sua adozione (la prima telefonata che ricevetti di una persona interessata all’adozione mi fece capire che non avrei mai potuto separarmi da lei) e cercai di capire cosa avrei potuto fare per aiutarla a camminare. Lei è totalmente autonoma, sull’erba e sulla neve corre e anche più di altri cani! Ma sull’asfalto fa fatica, cammina lentamente e non può percorrere lunghe distanze.
Inizialmente Cuore Husky Rescue contattò un’associazione americana che avrebbe
creato una protesi stampata in 3D basandosi sulla lastra facendoci un grosso sconto,
io feci visitare Liza al Dottor Sergio Pozzo, il numero uno in Italia in fatto di ortopedia veterinaria.
Lui fu scettico sulla riuscita di una protesi realizzata basandosi sulla lastra e non sul calco e mi consigliò di seguire una strada forse più lunga e costosa ma con maggiori probabilità di successo.
Sì perchè gli animali tendono ad adattarsi alla loro condizione, inoltre non sanno che con indosso la protesi possono caricarci il peso. Il rischio era che lei la “sbandierasse” anzichè appoggiarcisi. Misi da parte l’importo necessario, nel frattempo, in tempi lontani dal Covid trascorrevamo molti mesi all’anno in montagna, nella neve e nell’erba e Liza correva felice.
Certo, non potevamo fare camminate da decine di km, ma sicuramente giocare con la palla e fare dei piccoli giri sì. Fino a quest’estate, quando il laboratorio Essedi di Marnate (VA), gestito dalla grande Diana Scardanzan ha realizzato la protesi di Liza con tutta la cura possibile.
La protesi è in un materiale apposito simile alla vetroresina, è possibile scegliere il colore o varie fantasie (quella di Liza è camo). È costituita da due lembi di vetroresina che si aprono per infilarci il moncherino e si richiudono con dei lacci di velcro. La base è grande circa come una stampella e dotata di una suola antiscivolo.
Normalmente questo genere di protesi può richiedere vari cicli di rifinitura col centro protesico (compresi nel prezzo iniziale) perchè è impossibile azzeccare la “calzata” giusta al primo colpo e quindi qualche vescica e qualche feritina da sfregamento sono all’ordine del giorno all’inizio. In questi casi si torna al centro protesico dove si spiega il problema e la protesista adatta la protesi nel punto incriminato.
All’inizio gliela mettevo sempre per uscire, ma purtroppo Liza stava facendo degli errori
nella falcata e quindi il Dottor Pozzo mi ha consigliato degli esercizi da farle fare in casa
e solo una volta che avrà imparato potrà indossarla per uscire. Gli esercizi non sono nulla di difficile, ci si mette pochi minuti e per Liza è come un qualunque momento di gioco. Nel caso non dovessi riuscire io da sola a insegnarglielo esistono molti centri attrezzati per la fisioterapia dove un professionista insegna al cane i movimenti giusti e a cui ci rivolgeremo se non troveremo il modo da sole io e Liza.
A tutte le persone che leggono e hanno adottato un cane che ha subito un’amputazione
vorrei segnalare che è importante basare le proprie scelte sul parere di un ortopedico
molto aggiornato e eventualmente sentire più pareri. Inizialmente un amico della mia
veterinaria vedendo le lastre aveva ritenuto mandatoria l’amputazione del moncherino
di Liza per accorciarlo, in quanto riteneva che un moncherino così lungo la ostacolasse
nei movimenti. Il Dottor Pozzo invece ha ritenuto che l’ottima vascolarizzazione della
prima amputazione fosse puro oro e un moncherino lungo fosse un appiglio migliore
per la tenuta della protesi, se non lo avessi sentito avrei rischiato di far subire a Liza
una seconda amputazione, quindi un’altra ferita che non si sapeva se si sarebbe richiusa
bene come la prima e un minore appiglio per la protesi.
Mi sono fatta l’idea che in passato
ci fosse una tendenza maggiore all’amputazione, mentre oggi la tendenza è quella di conservare, quindi prima di fare un’operazione così invasiva e irreversibile vi consiglio di investire nel parere di un luminare in quanto una protesi che non ha appiglio vi potrebbe complicare molto la vita”.
Federica Oltolina e Liza